Cose. Ogni quattro anni by AA.VV

Cose. Ogni quattro anni by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Iperborea
pubblicato: 2024-04-10T00:00:00+00:00


I Democratici non possono più dare i latinos per scontati

La più grande minoranza del paese continua a crescere, ed è meno prevedibile

In tutte le elezioni presidenziali statunitensi degli ultimi quarant’anni gli elettori latinoamericani hanno votato in maggioranza per il candidato Democratico: nel 1980 Jimmy Carter ottenne il 56 per cento dei voti della comunità latinoamericana, nel 1996 Bill Clinton il 72, nel 2020 Joe Biden il 66. Ma più di recente, benché gli ispanici continuino a votare in maggioranza per i Democratici, le analisi stanno segnalando uno spostamento del loro voto verso i Repubblicani: Donald Trump per esempio ha ottenuto risultati migliori alle elezioni del 2020 rispetto al 2016. È un dato significativo, anche se si considera il modo in cui è cambiata nel tempo la comunità latinoamericana negli Stati Uniti e il ruolo sempre maggiore che ha nei processi politici ed elettorali.

Anzitutto è sempre più ampia, e quindi sempre più influente. I latinoamericani sono il 19 per cento della popolazione, un dato in crescita rispetto al 16 per cento del 2010 e soprattutto al cinque per cento degli anni Settanta. La comunità è cresciuta del 26 per cento in dodici anni, molto più di quanto sia cresciuta la popolazione generale negli Stati Uniti (otto per cento). Alcune stime prevedono che nel 2050 più di uno statunitense su quattro si identificherà come ispanico. Di fatto è il secondo gruppo etnico più numeroso negli Stati Uniti, dopo i bianchi non ispanici (58,9 per cento del totale).

È un gruppo etnico particolarmente giovane rispetto alla media statunitense. Ogni anno un milione di latinos compie 18 anni e può quindi votare per la prima volta: dal 2018 i potenziali elettori sono aumentati di 4,7 milioni, a novembre del 2024 saranno in 34,5 milioni a poter scegliere il presidente. Soprattutto negli stati del Sud potrebbero risultare decisivi, anche se, come è ovvio, l’elettorato ispanico non può essere considerato un’entità compatta per quanto riguarda provenienze, situazione economica e preferenze politiche.

Secondo i dati dell’Ufficio del censimento statunitense relativi al 2022, la componente largamente più numerosa è ancora quella messicana (37,2 milioni di persone), seguita da quella portoricana. Grazie alla condizione di stato libero associato agli Stati Uniti, che permette una libera circolazione delle persone, il numero di cittadini di Porto Rico che vive nei cinquanta stati americani è da alcuni anni superiore a quello degli abitanti dell’arcipelago d’origine, che si trova a ovest di Cuba, di Haiti e della Repubblica Dominicana: 5,8 milioni di persone contro poco più di tre. Seguono salvadoregni (2,5 milioni), dominicani (2,4), cubani (2,4), guatemaltechi (1,8), colombiani (1,4) e honduregni (1,1).

Negli ultimi anni è aumentata molto l’immigrazione dal Venezuela soprattutto a causa della grossa crisi economica del paese: oggi negli Stati Uniti ci sono 815mila venezuelani, il 236 per cento in più rispetto al 2010.

Da due decenni però l’immigrazione non è più il motivo principale dell’aumento della popolazione ispanica negli Stati Uniti: ogni anno nasce nel paese un milione di bambini con genitori latinoamericani, mentre i nuovi immigrati non superano i 350mila. Allo



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